ll Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime della Shoah. La data, che coincide con la liberazione avvenuta nel 1945 del campo di concentramento di Auschwitz, è stata stabilita dalle Nazioni Unite in una risoluzione votata il 24 gennaio 2005 a 60 anni dalla fine dell’Olocausto e nella stessa data, ma cinque anni prima dall’Italia, con una legge ad hoc, la numero 211 del 20 luglio 2000 Anticipiamo l’articolo che verrà pubblicato sul numero di gennaio di Erasmo Notizie, dedicato a questa immane tragedia a firma del Grande Oratore Claudio Bonvecchio.
Dimenticare è nella natura di ogni persona. Se così non fosse saremmo, completamente, sovrastati dai ricordi. Saremmo, perennemente, dilaniati dal dolore per gli eventi tristi e dolorosi che hanno segnato la vita di ciascuno di noi (ad esempio la morte dei nostri amici e congiunti) o, altrettanto perennemente, saremmo distratti dalle sensazioni di gioia e felicità che hanno caratterizzato la nostra esistenza. Non riusciremmo, insomma, a vivere correttamente il nostro presente e a progettare – per quanto è in nostro potere – il futuro, che auspichiamo ci attenda. Lo dimostrano i (relativamente) pochi casi – a nostra conoscenza – di donne e uomini che, vivendo immersi nel passato, trascorrono una vita sostanzialmente grigia: se non triste e dolorosa. Questo, però, non ci esime dalla memoria, senza di cui saremmo esclusivamente dominati dalle emozioni, dagli istinti e incapaci di comportarci in maniera consapevole e equilibrata. La memoria, infatti, è l’antidoto compensativo alla dimenticanza. Se dimenticare ci sprona a vivere, la memoria ci indica la via giusta per una vita razionalmente, emotivamente e spiritualmente corretta: ossia una vita in grado di insegnarci – sulla base delle esperienze passate – ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che si deve fare e ciò che non si deve fare. Il che avviene per tutto ciò che caratterizza la nostra esperienza quotidiana, ma anche per ciò che caratterizza la nostra vita interiore.
Dobbiamo, dunque, avere un sacro rispetto per la memoria che spesso – anche se non sempre – coincide con la storia, di persone e comunità – giustamente definita come “maestra della vita”. E solo l’Essere Supremo sa di quanti Maestri abbiamo bisogno: soprattutto oggi. Sulla base di questa riflessione non possiamo far prevalere l’oblio sulla memoria di quanto è successo in un passato, non così lontano, in cui milioni di persone di ogni sesso e età hanno pagato, con la loro vita, l’unica colpa di essere ebrei o non conformi ad un omologato modello di vita e di convinzioni: come, ad esempio, gli zingari, gli omosessuali e – non dimentichiamolo mai – anche i Liberi Muratori. È la memoria della Shoah: dell’olocausto del popolo ebraico e di tutti coloro che ad esso sono stati assimilati da una violenza senza pari. E questa memoria va custodita come un bene prezioso da tutta l’Umanità e dai Liberi Muratori.
Infatti, non possiamo passare sotto silenzio che individui che appartenevano ad un popolo – come quello tedesco – che aveva dato alla civiltà personaggi di alto e profondo sentire umano (come Herder, Lessing, Goethe, solo per citare i più recenti) si sono trasformati, spinti da una ideologia barbara e infame, in efferati criminali e in orrendi mostri. Ciò ha turbato e deve turbare, ancora, le nostre coscienze e suscitare il medesimo sdegno di quando, per la prima volta, si è appreso che ridenti località tedesche si erano trasformate in scannatoi. E che la tanto decantata razionalità di un popolo “filosofico” aveva partorito una assurda contabilità della morte. Una contabilità tale da far passare in secondo piano tutti i genocidi del passato.
Ma la memoria della Shoah non deve limitarsi alla pura rievocazione. Non deve esaurirsi in uno sdegno passeggero: uno sdegno dalla durata giornaliera. Perché il razzismo e l’intolleranza che hanno condotto al genocidio nazista – senza dimenticare gli altri, non meno orrendi, genocidi comunisti – imperversano tuttora. In ogni parte del mondo – in nome dell’Islam, di altre ideologie o di interessi politici – si continua ad uccidere, stuprare, usare violenza a persone colpevoli solo di pensare diversamente da chi detiene il potere e il comando.
Tutto ciò, per noi Liberi Muratori, è osceno e inaccettabile. Noi abbiamo promesso, nel giorno in cui abbiamo ricevuto la Luce Iniziatica, sia di estenderla a tutti gli uomini, ma anche di difenderne il contenuto. Ossia di difendere, ovunque e contro tutti, la Tolleranza, l’Uguaglianza, la Fraternità e la Libertà: senza di cui dominano solo le tenebre. A questo compito, a questo, alto dovere, a questo nobile impegno ci richiama il giorno della memoria. Se ad esso dovessimo mancare avremmo tradito il nostro Impegno Iniziatico. Non saremmo Liberi Muratori, ma neppure saremmo degni di essere Persone. Questo è il richiamo che rivolge a tutta l’Umanità la Shoah. Non disattendiamolo mai.
Claudio Bonvecchio, Grande Oratore del Grande Oriente