“Ho vissuto e muoio nella fede di Giuseppe Mazzini” sono le parole incise nella tomba di Guglielmo Miliocchi, maestro elementare, combattente garibaldino, figura indelebile della storia di Perugia, sua città natale, ma non solo, morto il 14 dicembre del 1958. I vecchi perugini lo ricordano con rispetto e la Massoneria locale – che fa capo al Grande Oriente d’Italia – gli rende costantemente omaggio con una loggia massonica che porta il suo nome. A poco più di sessant’anni dalla sua morte la sua città lo ha voluto ricordare– oltre con una lapide e una via già dedicate – con un busto marmoreo nei Giardini presso la Chiesa di Sant’Ercolano che è stato inaugurato un anno fa alla presenza del sindaco di Perugia Andrea Romizi e del Gran Maestro Stefano Bisi, oltre agli esponenti del Grande Oriente d’Italia della Comunione umbra, e che, oggi appare bisognoso di manutenzione. Scrive la stampa locale: “ è sporco e trascurato. Basterebbe dargli una passatina con una spugna umida una volta ogni tanto “
L’opera, realizzata dagli scultori Matteo Peducci e Mattia Savini, è la prima di una serie di busti che il Comune di Perugia intende dedicare a personaggi perugini del Novecento, e nasce su iniziativa della loggia locale Guglielmo Miliocchi (1020), con il contributo del Collegio Circoscrizionale dell’Umbria.
Guglielmo Miliocchi
Figlio di un calzolaio e di una sarta, Guglielmo Miliocchi nasceva il 12 settembre 1873 nel rione Sant’Angelo di Perugia. Diplomatosi alla Scuola Magistrale, insegnò prima a Morro Reatino, poi nella città natale. Attivista repubblicano, venne radiato dalle scuole del Regno per le sue idee anticlericali e antimonarchiche. Nel 1901 era iniziato in Massoneria nella Loggia Francesco Guardabassi di Perugia del Grande Oriente d’Italia. Nello stesso anno con l’amico Zopiro Montesperelli, docente di filosofia, fondava “Il Popolo”, settimanale dei repubblicani umbro-sabini, di cui fu per anni il gerente responsabile. Nel 1909 fungeva da segretario del Comitato organizzatore per le celebrazioni del Cinquantenario delle “Stragi di Perugia” e aderiva alla nuova Loggia Venti Giugno 1859 di cui, per più anni, fu Oratore. Sempre nel 1909 era eletto in consiglio comunale dove siederà ininterrottamente fino al 1918, battendosi sempre per migliorare l’insegnamento scolastico e i servizi sociali. Vi tornerà all’indomani della Liberazione, rimanendo a Palazzo dei Priori fino al 1957. Nel 1913 fu candidato alla Camera per il partito repubblicano nel primo collegio di Perugia. Nel 1914 s’arruolò nella Legione Garibaldina di Peppino Garibaldi e combattè nelle Argonne a difesa della Francia repubblicana. Sue le cronache di guerra spedite al giornale e da cui i perugini appresero della concessione a Giuseppe Evangelisti della Croce alla Legion d’Onore e della morte di Lamberto Duranti, segretario della sezione repubblicana di Perugia. Corse di nuovo ad arruolarsi nell’esercito come volontario allo scoppio della Grande Guerra. Scartato per i suoi difetti fisici, chiese ed ottenne di essere spedito in prima linea a scavare trincee sul fronte del Carso. Dopo Caporetto s’impegno, come esponente repubblicano, nel “Comitato civile di Propaganda Patriottica” e più tardi in quello di “Propaganda e Resistenza” predicando “unione e concordia per il riscatto nazionale”.
All’avvento del fascismo Miliocchi rifiutava ogni compromesso con il regime che lo sottoponeva ad una vigilanza asfissiante. Costretto più volte a cambiare abitazione, sbarcava il lunario vendendo giornali casa per casa. Non rinunciava però a brigare contro la dittatura partecipando alle riunioni clandestine che i Fratelli tenevano in casa Scapicchi a Ponte Rio. Tentò di ricostituire a Perugia l’Associazione del Libero Pensiero e fece parte della Vendita Carbonara partorita dalla “Concordia”. Arrestato, fu processato e spedito per un certo periodo al confino di polizia. A settembre del ’43 era presente, in casa di mariano, alla ricostituzione della “Guardabassi” di cui era secondo sorvegliante. Membro del Cnl di Perugia e del comitato per il riposizionamento della lapide a Francisco Ferrer, nel giugno del ’44 ridiede vita, con Aldo Stornelli, alla Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso. Per riconoscenza al suo passato di giornalista, fu eletto, nel dopoguerra, presidente del Circolo della Stampa; per l’impegno politico e sociale venne insignito dell’onorificenza di “Cavaliere Ufficiale” dell’Ordine al merito della Repubblica. Dopo una vecchiaia difficile, cessava di vivere in grave indigenza a 85 anni nella sua ultima abitazione di Borgo Sant’Angelo. (da Vittorio Gnocchini, “Logge e Massoni in Umbria”, a cura di Sergio Bellezza)