Il muro da abbattere è quello del pregiudizio. Il Gran Maestro ha ricordato l’abbraccio un anno fa con Marco Pannella, paladino dei diritti e della libertà. Deposta al Gianicolo una corona di alloro anche sotto il monumento di Garibaldi
La Breccia di Porta Pia è una ricorrenza alla quale oggi bisogna guardare da una nuova prospettiva. Lo ha sottolineato il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, che come è tradizione della Massoneria, oggi ha deposto una corona d’alloro sotto le Mura Aureliane insieme a molti fratelli. “Il mio pensiero – ha detto – va ai caduti del 1870. E a Marco Pannella, appassionato paladino dei diritti e della libertà, al nostro ultimo abbraccio esattamente un anno fa proprio in questo luogo fortemente simbolico. E alla breccia di cui i cuori degli uomini hanno bisogno per essere liberati da ogni pregiudizio”.
La cerimonia si è svolta come sempre sotto la lapide che ricorda la battaglia che portò all’annessione di Roma all’Italia, sancendo la fine dello Stato Pontificio e il realizzarsi il sogno risorgimentale dei padri della Patria. Porta Pia era stata fatta erigere a Roma nel 1561 da Pio IV, presso l’antica Porta Nomentana, su disegno di Michelangelo. Il 20 settembre 1870 il tratto tra Porta Pia e Porta Salaria fu l’obiettivo dell’attacco principale delle truppe italiane, guidate dal generale Raffaele Cadorna, contro l’esercito papalino per l’occupazione di Roma. I primi colpi di artiglieria raggiunsero le mura alle 5,10. I pontifici alzarono la bandiera bianca alle 10,05, mentre i reparti più prossimi all’ampio varco, che nel frattempo era stato aperto, davano inizio all’ingresso degli Italiani a Roma. Il primo soldato a varcarlo fu il sottotenente Federico Cocito della 5ª batteria del 9° reggimento artiglieria pesante comandata dal Capitano Giacomo Segre. Tra i giornalisti al seguito degli artiglieri italiani c’era anche Edmondo De Amicis che immortalò con queste parole quello storico momento: “Porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materassi fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti”.
Da quel giorno soleggiato di fine estate di 146 anni fa, in cui a tuonare erano stati i cannoni, la Breccia di Porta Pia è simbolo dell’Unità d’Italia. L’apertura di quelle mura consentì lo scambio di uomini e di idee e l’avvio del nostro paese alla modernità. Nel 1895 il XX Settembre diventò festa nazionale, poi revocata nel 1930 dopo la firma dei Patti Lateranensi. Di recente sono stati presentati disegni di legge per ripristinare la festività. Oggi, il dissidio che a lungo oppose Stato e Chiesa è stato superato con la conciliazione dei valori laici e cattolici in nome di un unico spirito nazionale che coniuga tutte le radici culturali del nostro paese. Nel 2010 il cardinale Tarcisio Bertone, che all’epoca era segretario di stato vaticano, ha partecipato per la prima volta alle celebrazioni del XX Settembre a Porta Pia insieme all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel pomeriggio i massimi vertici del Grande Oriente d’Italia hanno reso omaggio e deposto una corona anche dinanzi al monumento di Garibaldi al Gianicolo.
Un commento a “Porta Pia e XX Settembre. Il Gran Maestro: “Oggi dobbiamo fare breccia nei cuori degli uomini””