Sette anni fa, il 3 agosto, il gran maestro Stefano Bisi venne convocato alla Commissione parlamentare antimafia per essere ascoltato. Nel libro “Massofobia”, edito da Tipheret, viene raccontata quella vicenda che non si è ancora conclusa perchè la Corte di Strasburgo proprio nei giorni scorsi ha invitato il governo italiano ad accordarsi con il Grande Oriente d’Italia che aveva presentato ricorso in Europa.
Di seguito pubblichiamo la parte iniziale del volume che descrive che cosa successe in quella giornata che ha lasciato una ferita profonda nella Comunione che, però, si è trasformata in un sorriso, come ha scritto il gran maestro alla fine del volume. “Fa tanto caldo a Roma il 3 agosto del 2016. Ai 30 e più gradi della canicola estiva, Palazzo San Macuto appare già in lontananza come attraversato nell’aria da una sottile striscia di fuoco. Sono le 14.30 e devo presentarmi dinanzi alla Commissione Antimafia per essere audito in seguito all’indagine avviata dall’organismo parlamentare presieduto dall’onorevole Rosy Bindi sulle presunte infiltrazioni della ’ndrangheta e della mafia nelle logge massoniche. Entrando in quel palazzo storico penso subito a questo luogo che evoca ricordi e memorie nefaste per ogni amante della libertà. Qui, nel 1628, c’era l’Inquisizione. Il convento venne designato quale sede della Congregazione del Sant’Uffizio. Divenne il luogo dove il tribunale dell’Inquisizione, istituito da Paolo III nel 1542, svolgeva l’adunanza della congregazione segreta dove si dava lettura delle sentenze. Salendo quelle scale, dopo aver superato i controlli di riconoscimento e sicurezza, mi viene in mente Galileo Galilei. Proprio qui, in un locale del convento, il 22 giugno del 1663, il celebre astronomo fu costretto a pronunciare l’abiura della teoria copernicana per salvare la pelle. Mi immagino quel pullulare di porporati davanti a Galileo. Penso e spero che quel tempo sia passato. Mi faccio coraggio, cerco di mettere insieme cuore e ragione per difendere la libertà di associazione e la dignità del Grande Oriente d’Italia. Penso, soprattutto, ad altri gran maestri che hanno dovuto fronteggiare momenti difficili per la massoneria italiana, Domizio Torrigiani prima di tutti, che visse i tormenti e le violenze del fascismo. Pochi giorni prima, insieme alla giunta del Grande Oriente d’Italia, ero stato a Lipari, per apporre una targa commemorativa nell’edificio dove Torrigiani visse da confinato. Varco la soglia della sala dell’audizione. È l’ora. Inizia una triste e complessa vicenda che mi ve- drà ancora convocato a Palazzo San Macuto il 18 gennaio del 2017, ma stavolta sentito come testimone da un vero tribunale dell’Inquisizione formato da una quarantina di parlamentari. Un plotone di esecuzione pronto a fare fuoco sen- za pietà per dimostrare assunti e teoremi che la Commissione intende avvalorare. Non ci riesce ma nella relazione finale, presentata in pompa magna ai giornalisti il 22 dicembre del 2017, c’è di tutto e di più”.