“Oggi è il giorno dell’umana pietà per un uomo che è morto. Detto questo, la vicenda P2 ha danneggiato molto il Goi”. Stefano Bisi, gran maestro del Grand’Oriente d’Italia, l’obbedienza della quale faceva parte Gelli e nella quale era ospitata la loggia Propaganda due, fa il bilancio dei “danni” subiti dallo scandalo P2.
Gran maestro, in che senso Gelli vi ha danneggiato? “Il danno all’immagine è ancora tangibile oggi, tant’è vero che in questi 19 mesi di gran maestranza ho verificato di persona andando in giro per l’Italia che non c’è luogo dove non mi venga ricordata e a volte rinfacciata la vicenda P2. Temo che questa storia ci resterà appiccicata ancora per molto, purtroppo”.
Gelli è ancora nei vostri elenchi, il cosiddetto piè di lista, come massone in sonno? “No. Perché fu espulso”.
Nonostante l’espulsione, ha avuto ancora contatti ufficiosi con gli ex fratelli del Goi?
“No. Lo escludo”.
C’è il rischio che oggi si ripeta un caso Gelli? “No grazie all’operazione ‘trasparenza’, dopo la vicenda P2, avviata dall’ex gran maestro Armando Corona che, da allora, si continua a fare”.
E in cosa consiste? “In un’azione di controlli interni molto serrati che eviteranno in futuro il ripetersi di un caso come quello della P2”.
Al di là della loggia Propaganda, potrebbe capitare oggi che la massoneria “infetti” politica e istituzioni? “Ritengo di no. La massoneria è il contrario di quello che è l’immagine di una infezione, al contrario dell’Aids, se la conosci non la eviti. Perché l’opera continua che si sta facendo da anni dimostra che i massoni sono persone che si riuniscono nelle loro logge per fare lavori rituali. Per costruire il loro tempio interiore. E sono presenti nel mondo italiano con tante iniziative di solidarietà, come gli asili notturni, i centri odonotoiatrici e le mense”.
Quali sono i rapporti con la politica, dopo il gellismo? “Sono rapporti istituzionali”.
Può fare un esempio? “Proprio nei giorni scorsi ho scritto al presidente Piero Grasso una lettera affinché dia seguito a un accordo firmato tra il Goi e il Senato nel 1991 per poter allestire all’interno di Palazzo Giustiniani, nostra sede fin dai primi del Novecento, un museo della massoneria. Questo accordo aveva concluso una lite giudiziaria con Palazzo Madama che ci aveva ‘sfrattati’ da quella sede”.
E che cosa vi ha risposto Grasso, si farà il museo della massoneria all’interno di Palazzo Giustiniani, ora sede degli uffici del Senato? “Ancora nessuna risposta, aspettiamo.
Alberto Custodero