Domenica 3 aprile, tra squadra, compasso e tricolore si è conclusa al Palacongressi di Rimini l’annuale assemblea del Grande Oriente d’Italia (GOI) che anche quest’anno ha visto una numerosa partecipazione di accreditati (massoni), di ospiti e di curiosi.
“Il titolo distintivo di questa Gran Loggia è: ‘Dopo 150 per restare insieme’ e vuole essere un contributo di pensiero e di azione alle celebrazioni dell’Unità D’Italia” – così ha iniziato l’allocuzione il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi. “Siamo consapevoli del contributo che abbiamo dato alla storia unitaria, ma guardiamo all’oggi e soprattutto vogliamo tracciare insieme il futuro. Un paese che vive il presente come un perenne regolamento di conti, taglia i ponti con il proprio avvenire e rinuncia alla novità, che è una delle sorprese dell’esistenza. Rilanciamo con forza, anche da questa assise, il bisogno di una nuova cultura della dignità e della scuola, dell’educazione e del lavoro, della libertà e della responsabilità sociale che in questo momento storico serve al Paese. Essere massoni non ha mai significato celarsi nell’ombra ed avere un pensiero unico: è esattamente il contrario e ciò è dovuto a una radice profonda che non può gelare: la libertà. I Massoni erano sempre in prima linea ed allo scoperto. La dignità di un popolo, il suo sentirsi unito, le sue aspirazioni ad una emancipazione morale, spirituale, culturale ed economico-sociale furono poi colti pienamente dai Liberi Muratori del tempo. Il nostro compito è quello di sempre: costruire sulle rovine e far luce ai crocicchi delle scelte. Il compito che abbiamo dinanzi non è semplice. Non vogliamo portare in piazza le nostre memorie né mostrare il medagliere, pur gonfio di meriti. Vogliamo guardare negli occhi la realtà e lavorare per superare l’incompiuto, facendo strada ad un nuovo Risorgimento della Ragione contro odio e intolleranza. Dal Risorgimento alla modernità le grandi sorgenti massoniche hanno ancora molta acqua da portare alle coscienze. Ecco perché chiedersi come celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia significa anzitutto cominciare a sentirci più italiani e più europei. Le identità chiamano a nuove sintesi”.
In un passaggio successivo dell’allocuzione si percepisce che il Gran Maestro si augura che la Chiesa riconosca il lavoro svolto dai Liberi Muratori e che venga abrogata definitivamente la bolla capostipite di scomunica “In Eminenti Apostolus Specula”, promulgata dal papa Clemente XII, il 28 aprile 1738, con tutte le successive.
“Per fortuna che dinanzi a tanti discorsi deliranti, carichi d’odio e di révanche, in sostanza volti a minare la pace sociale e l’unità del paese, la Chiesa Cattolica abbia preso posizioni certamente degne di approfondita considerazione a sostegno del grande progetto unitario dell’Italia. Non possiamo che compiacerci di tale svolta storica, invero compiuta da diversi anni, o perchè essa indica come le posizioni o le valutazioni cambiano con il tempo. Il nostro ‘relativismo’ appartiene così anche ad altri, e lo diciamo senza polemiche. Auspicheremmo però che tanti pregiudizi che colpiscono in maniera anacronistica i Liberi Muratori fossero superati alla luce del Concilio Vaticano II e del suo messaggio di primavera della Chiesa”. Per noi la Patria – ribadisce con forza Gustavo Raffi – è casa comune, è avere nel petto non il chiodo della disperazione ma il fuoco della speranza e dell’essere fratelli sotto il tricolore. Significa custodire ed essere fieri di luoghi, di memorie e lingua. Di mille Comuni fatti di pietre e parole, di giovani e anziani che si ritrovano su un’unica piazza per ridere o piangere, per vivere sempre insieme le avventure della differenza. Ecco perché non servono i ‘patrioti della compassione’, quelli che ricordano i 150 con