“Il valore della vita non può essere concepito se non insieme a quello della morte, che ogni vivente è destinato ad affrontare. La richiesta avanzata da Piergiorgio Welby, di poter scegliere di morire interrompendo le cure che attualmente gli vengono somministrate, ma che non hanno alcun fine se non quello di tenerlo artificialmente in vita, richiede e merita rispetto e comprensione. In questo caso, se ai medici spetta di scegliere e somministrare le cure necessarie, al malato spetta il diritto di decidere di accettarle o rifiutarle. Sono, infatti, decisioni che rientrano nell’ambito della vita dell’uomo e della sua dignità, e che non possono essere demandate a soggetti esterni o a teologie”.
Lo ha dichiarato il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, intervenendo sul caso Welby e, più in generale, nel dibattito sulla eutanasia.
“Ogni e qualsiasi riflessione di ordine etico e morale – ha aggiunto – non può che inchinarsi alla libertà del singolo, a quello che proprio la teologia ha definito “libero arbitrio”. Il “caso Welby” obbliga tutti a riflettere sui veri valori che devono improntare la nostra vita e sulla necessità di dotarsi degli strumenti teorici e pratici per affrontare questioni di simile importanza”.
“Il dramma umano che vive in queste ore Piergiorgio Welby – ha concluso il Gran Maestro Raffi – chiede ad ognuno di rimettere l’uomo al centro di ogni riflessione critica, di ogni decisione e di ogni intervento. La dignità di vivere va quindi estesa a quella di morire: atto supremo di conoscenza e di consapevolezza al quale ogni Libero Muratore cerca di prepararsi per tempo”.
Silvia Renzi, 338 2366914,
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