Per restare insieme, dopo 150 anni di storia unitaria, “serve la convinzione che animò quelli che l’Italia la fecero, cioè che stiamo insieme non solo perché abbiamo un passato comune, ma perché abbiamo un futuro comune per cui vale vale la pena che ci impegniamo tutti”. Lo dice all’ADNKRONOS Giuliano Amato, presidente del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. “Il senso delle celebrazioni – rimarca l’ex presidente del Consiglio – è questo: chi fece l’unità d’Italia fece, sfidando i calcoli delle probabilità, una scommessa su un possibile futuro. Oggi, con tutte le difficoltà che abbiamo, sfidando ogni calcolo di probabilità dovremmo progettare un futuro positivo per tutti”.
Parlando di ‘Alfabeto Italiano. La storia al presente’, il libro scritto con Paolo Peluffo (Università Bocconi edizioni), Amato sottolinea che il volume “è stato scritto dai componenti della squadra che si occupa del 150° anniversario. E tutto uno si aspetta tranne che quelli ‘dell’Unità tecnica di missione’ si mettano a scrivere sul Risorgimento e lo facciano con tanta fantasia e tanto gusto di raccontarlo, non sulle cose note ma sulle cose non conosciute. Come il Cavour che vuole arrestare Mazzini e i poliziotti lo inseguono in una casa di una nobildonna. Mazzini è nascosto tra due materassi, questi girano per tutta la casa e non lo trovano. La mattina dopo, Mazzini sbarbato, e quindi irriconoscibile, uscirà da quella casa e al soldato che la sorveglia chiederà se ha un fiammifero per il sigaro e si allontanerà Sembra un film ma e’ la nostra storia. Noi la raccontiamo così. Come raccontiamo un Manzoni che anziché essere lì sul pero a scrivere il 5 maggio o altre Odi, sta coltivando fiori perché è l’unica cosa che cura la sua ansia e la sua depressione, e almeno non balbetta. L’Italia come ogni storia e’ fatta anche di questo. E lo facciamo conoscer”.
Per il presidente del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che questa sera ha presentato ‘Alfabeto italiano’ alla Sala Stampa Estera, a Roma, con Paolo Peluffo e Stefano Folli, al nostro Paese “manca l’unità economica, che non è mai stata realizzata. Il Sud è cresciuto in questi 150 anni, ma non è riuscito mai a raggiungere il Nord. Questa è una incompiutezza italiana”. L’altra incompiutezza “è questo continuo ritornare all’idea che in fondo siamo così diversi che non dovremmo essere uniti. Un’idea profondamente sbagliata perché non tiene conto del fatto che queste nostre diversità, a partire da quelle gastronomiche, danno luogo alla cucina italiana. L’arte italiana, la cultura italiana e la lingua – conclude Amato – sono tutte fusioni di queste diversità”.
(AdnKronos) 14 GIU 2011