Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal marzo 1999, è un avvocato che vive e lavora a Ravenna e che, iniziato alla massoneria, è Maestro libero muratore dal 1970. Ieri a Roma ha presieduto le celebrazioni del 20 settembre, il giorno della memoria che la massoneria commemora nell’Equinozio d’Autunno per onorare l’ingresso dei bersaglieri nel 1870 dalla breccia di Porta Pia, evento che segnò la fine del potere temporale della Chiesa cattolica su Roma, neo capitale d’Italia.
Quest’anno il tema che Raffi si è dato per riunire i maggiori esperti del Paese è stato un omaggio alla Costituzione repubblicana nel suo 60 anniversario; una sorta di rilettura di ciò che ha rappresentato la carta costituzionale per il Paese. Il no al nuovo è l’atteggiamento del legislatore stigmatizzato dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre che ha invitato a «non considerare il revisionismo costituzionale alla stregua di un dramma intoccabile».
Per il già presidente Baldassarre, così come avviene negli altri Paesi, la Carta costituzionale deve essere rivisitata perché «è necessario rivedere una serie di principi superati tra tutti quelli legati al dirigismo statale, una visione dell’economia e del lavoro che oggi appare datata perché spesso, quando non è superata, contrasta persino con il dettato del diritto comunitario europeo». A questo proposito – ha suggerito Baldassarre – «dovrebbero essere inseriti nella Costituzione precisi riscontri con il diritto espresso dall’Unione Europea, della quale l’Italia è parte integrante».
Baldassarre ha anche liquidato come un’ovvietà storica «il fatto che la Costituzione sia figlia della Resistenza. Alcune frange – lamenta – sembrano non aver assorbito i principi di libertà e di tolleranza che sono inscritti nel dna della nostra Carta fondamentale». Il politologo Massimo Teodori ha poi osservato che «ogni generazione dovrebbe avere la sua Costituzione, mentre l’idea della fissità della Costituzione è niente altro che una sclerosi ideologica, dietro cui si cela l’incapacità ad operare il cambiamento. Certamente bisogna rifiutare sia la tesi di chi ritiene la Carta intoccabile, e sia si chi la vuole gettare nel cestino. Del resto, sono trent’anni che si fanno commissioni parlamentari per rivedere la Costituzione e non si arriva mai da nessuna parte».
Il politologo, esperto del sistema statunitense, ha invitato a «riflettere su questo malessere tipicamente italiano. Quel che occorre cambiare – ha sottolineato Teodori – è la debolezza del potere esecutivo e di quello legislativo» ed ha concluso con una stoccata alla legge elettorale e a chi continua a difenderla: «bisogna rafforzare i poteri di controllo di un Parlamento che non sia, come ora, composto da burattini nominati da tre o quattro persone, che scelgono amici e parenti per avere come risultato finale dei fedeli camerieri».
Nel chiudere il convegno il Gran Maestro Raffi è tornato sul tema dei valori e sul ruolo che la Massoneria, ma anche la scuola possono svolgere nel sociale: «Se non si riconoscono valori e principi comuni, tutto si dissolve. Ma serve anche che i principi e i valori espressi nella nostra Costituzione, sempre validi, siano però storicizzati e ancorati alla vita attuale». Fra gli applausi scroscianti ha così continuato: «In tal senso – ha detto – la Massoneria deve tornare a essere scuola di maturazione del cittadino, in uno Stato autenticamente laico, in cui sia sempre vigente il principio di libertà religiosa che confligge con l’inserimento del Concordato e delle successive intese nella Carta costituzionale: intese buone per ottenere esenzioni, privilegi ed elargizioni, a cominciare dall’otto per mille, ma che nel momento in cui le chiese si svuotano, non servono a nulla».
Una lezione magist