L’armonia del prestigioso salone dell’Accademia Chigiana cozza con il racconto crudo, durissimo, che Nedo Fiano, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, ha fatto sulla sua esperienza di deportato nel campo di sterminio ad Auschwitz. A salutarlo tanti senesi, massoni e non, e l’assessore provinciale alla cultura Marco Saletti, il consigliere dell’Accademia Chigiana Marco Baglioni, lo storico dei diritti umani Marcello Flores d’Arcais e il gran maestro aggiunto del Grande Oriente d’Italia Massimo Bianchi. “Ciò che ha connotato tutta la mia vita è stata la mia deportazione nei campi di sterminio nazisti. Con me ad Auschwitz finì tutta la mia famiglia, vennero sterminati tutti” ha raccontato Nedo Fiano , rimasto orfano a diciotto anni. Al momento della promulgazione delle leggi razziali viveva a Firenze. Venne arrestato il 6 febbraio del 1944, fu rinchiuso nel carcere di Firenze, da lì condotto al campo di Fossoli e poi deportato ad Auschwitz il 16 maggio del 1944, matricola A 5405.
Quando torna a Firenze gli sembra di svegliarsi da un sogno. E’ sdraiato su una panchina in piazza Santa Croce. Un piccione lo “becca” mentre un viglie urbano guarda questo giovane con il vestito a strisce bianche e azzurre con un numero, A 5405. Un numero che gli segnerà tutta la vita. Per questo, nel salone della Chigiana, nel tempio dell’armonia, Nedo Fiano grida con tutta la forza “Mai più, mai più, mai più”.
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