Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia proseguono con “una grande partecipazione popolare e un interesse agli aspetti seri della nostra storia. La gente vuole riscoprire gli elementi storici e approfondire i personaggi, anche aprendo pagine difficile”. Lo dice Paolo Paluffo, coordinatore nazionale del centocinquantenario dell’Unita’ d’Italia, ospite di ‘Una domanda a…’ sul sito Ign/Adnkronos. In questo percorso, il Comitato per le celebrazioni “ha puntato su cose che durano: restauri, nuovi musei e un lavoro che mette insieme la comunità scientifica. Il Gianicolo, Solferino, Domus mazziniana, il museo Garibaldi a Caprera, saranno segni permanenti del centocinquantenario”. E insieme a questi, “elementi simbolici, come il monumento ai Mille, a Quarto”.
Quanto allo spirito con cui gli italiani stanno vivendo le celebrazioni, Peluffo sottolinea: “Alle finestre delle case delle famiglie italiane ci sono milioni di bandiere, a sottolineare una volontà di vivere una festa che sembrava partire con lentezza e invece è stata fatta propria dai cittadini. Il consenso per le celebrazioni dei 150 anni della nostra storia è molto forte – rimarca – e ora bisogna aspettarsi il completamento di altre iniziative: tra queste, i 200 restauri previsti e la realizzazione di musei multimediali per i giovani”. Un altro modo “per raccontare una grande storia e lanciare un messaggio: non bisogna lasciare abbandonati i luoghi della memoria”.
“Forse la fortuna del centocinquantenario – sottolinea il consulente della presidenza del Consiglio – è stata quella di non avere molte risorse finanziarie”. Questo ha permesso di “mettersi d’accordo e dialogare con le associazioni e il mondo degli enti locali: in questo modo è stata la società civile a fare il centocinquantenario. C’è forte interesse dalle organizzazioni più disparate: dalla Conferenza episcopale al Grande Oriente d’Italia, a tantissime associazioni combattentistiche che si occupano anche di periodi che non sono loro legati. Una mobilitazione generale – conclude – che è stata talmente entusiasmante e profonda che potrebbe continuare oltre il centocinquantenario”.
(AdnKronos) 27 MAG 2011