“Garibaldi fu forse il massone italiano dell’Ottocento più noto e autorevole: la sua adesione alla Massoneria fu una scelta meditata e vincolante, che egli maturò a metà della sua esistenza e che mantenne in modo consapevole fino alla morte”.
E’ quanto ricorda il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, Gustavo Raffi, che ha partecipato nell’aula del Senato alle celebrazioni ufficiali del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi.
“La sua adesione alla Massoneria -sottolinea ancora Raffi- divenne ancor più convinta nel 1862, dopo i fatti di Aspromonte, quando gli obiettivi di costruire uno Stato laico e democratico e di liberare Roma dal dominio temporale dei Papi si identificano, di fatto, con quelli della Massoneria. Il legame di Garibaldi con l’istituzione liberomuratoria e l’identificazione con i suoi ideali e valori culturali divennero saldissimi nell’ultimo scorcio della vita. Fu, infatti, impegnato nel movimento pacifista e nella battaglia, che vide i massoni in prima fila, per promuovere la costituzione di organismi di arbitrato a livello internazionale che scongiurassero il ricorso alle guerre”.
Inoltre, “così come la Massoneria di quegli anni, si prodigò per l’affermazione del suffragio universale, per l’emancipazione femminile, per la diffusione dell’istruzione obbligatoria, laica e gratuita e per diffondere in Italia l’idea e la pratica della cremazione. Il sogno garibaldino, ossia l’idea di una società civile libera e democratica, conserva ancora una grande attualità -conclude Raffi- e rappresenta un obiettivo che incarna gli ideali massonici”.
(Adn kronos) 4 LUG 2007