“Nei momenti di crisi del nostro Paese, assistiamo alla riproposizione di un fenomeno di malcostume volto ad accreditare genericamente la presenza dei massoni nei misteri d’Italia; la tecnica usata è sempre la stessa: non si specifica mai a quale istituzione massonica costoro appartengano, se si tratti di responsabilità collettive o individuali, e ciò al precipuo fine di evitare di incorrere in responsabilità civili e penali, che verrebbero inevitabilmente ravvisate se il riferimento riguardasse il Grande Oriente d’Italia”.
Lo ha dichiarato Giuseppe Abramo, Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia, la più antica organizzazione massonica esistente nel nostro Paese in riferimento all’articolo dello scrittore Alfio Caruso pubblicato oggi sul quotidiano La Stampa che attribuisce a tale Cipriani Emanuele, coinvolto nell’ “affaire” delle intercettazioni, la qualità di massone.
“Anche nel nostro Paese – ha aggiunto il Gran Segretario Abramo – come esistono tante chiese, esistono tante massonerie, talché occorre specificare a quale ente si faccia riferimento, posto che nella nostra legislazione non esistono norme che tutelino il diritto alla denominazione massoneria in esclusiva. Colpire nel mucchio, persegue, pertanto, il duplice obiettivo di criminalizzare una formazione sociale e di non essere perseguiti come sarebbe avvenuto nel caso in cui il Cipriani fosse stato qualificato come appartenente al Grande Oriente d’Italia. Quale Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia posso attestare che quest’ultimo non è membro, non lo è mai stato e mai lo sarà della nostra Istituzione”.
Silvia Renzi, 338 2366914,
comunicazione e rapporti con la stampa.