Roma ha dimenticato di ricordare nell’anniversario dei 100 anni della morte, avvenuta il 9 aprile del 1921, il miglior sindaco che abbia mai avuto: Ernesto Nathan , che guidò la città dal 1907-1913 assicurandole un salto di qualità senza precedenti. L’Italia lo ha commemorato con un francobollo emesso da Poste Italiane. Stop. Virginia Raggi, che oggi occupa la sua poltrona in Campidoglio, non ha invece speso neppure una parola, almeno fino a questo momento, per rievocare quella grandissima figura di primo cittadino che rese la capitale del nuovo stato unitario impareggiabilmente moderna oltre che glamour, primati entrambi sicuramente offuscati in tempi recenti da un susseguirsi di amministrazioni terribilmente grigie che hanno restituito alla città l’anonima aurea provinciale e papalina di cui era affetta prima della Breccia di Porta Pia. Ci si chiede, esigendo una risposta, se l’oblio calato sulla ricorrenza sia frutto di una mirata scelta politica o semplicemente di una svista, figlia dell’ignoranza, che ormai domina sovrana in questa nostra era votata al futuro e sottomessa alla dittatura banale e scialba dei social media.
Certo Nathan offusca già con i progetti che realizzò, tutte le proposte per Roma che in vista della prossime elezioni per il rinnovo dell’amministrazione capitolina cominciano a delinearsi all’orizzonte. La città avrebbe bisogno di un sindaco come lui, che certo avrebbe vegliato , come invece non è avvenuto, sulle faglie già aperte nell’asfalto delle vie della città rinnovate con grande clamore ma anche dispendio di denaro pubblico, in questo anno di lockdown causato dal Covid. Certo non avrebbe tollerato il prolungamento della metropolitana nel cuore archeologico della città, né le pompose inaugurazioni di pezzi di piste ciclabili nei remoti deserti urbani, dove ci si chiede come poter arrivare non solo con la bici ma anche con l’autobus. Robetta per un uomo che fece cose grandissime.
Il motivo della sua damnatio memoriae ? Certamente l’inadeguatezza dei protagonisti della attuale scena politica della città. Ma sorge anche un altro dubbio: e se fosse perchè Nathan era un massone? Si, Nathan era libero muratore, ebreo, mazziniano. E guidò come Gran Maestro il Grande Oriente d’Italia per ben due mandati: dal 1896 al 1904 e dal 1917 al 1919.
Forse questo il motivo della dimenticanza? In attesa di scoprirlo riportiamo uno stralcio dal libro di Luca Bagatin: “Universo Massonico”, Bastogi Editrice Italiano che ci consente di inquadrare il personaggio in questa luce:
“Nei primi anni del ‘900, Ernesto Nathan, propone un’alleanza elettorale fra repubblicani, radicali e socialisti che sarà denominata “Blocco popolare” e con quesa lista, nel 1907, sarà eletto Sindaco di Roma con un’ampia maggioranza. Quale Sindaco della Città Eterna, Nathan, istituì le municipalizzate tutt’ora funzionanti: l’Atac e l’Acea; promuoverà l’istituto dei referendum per permettere alla cittadinanza di partecipare direttamente alla gestione della cosa pubblica; ostacolerà gli speculatori ed i proprietari terrieri che si opponevano al nuovo piano regolatore; aumenterà il numero delle scuole e promuoverà la cultura laica. Celebre il suo discorso – a Porta Pia – del 20 Settembre 1910, ove denunciò l’oscurantismo della Chiesa cattolica e la sua scarsissima sensibilità nei confronti del ceti meno abbienti.
Passò alla Storia della cultura popolare, poi, il celebre motto coniato dallo stesso Ernesto Nathan “non c’è trippa per gatti” a proposito della necessità di risparmiare danaro pubblico finanche nelle frattaglie da dare ai gatti, allora utilizzati dal Comune quali cacciatori di topi.Nel 1914, il “Blocco popolare” guidato da Nathan, prese il nome di “Unione liberale democratica”, riconfermando per le amministrative di Roma l’alleanza fra repubblicani, radicali e socialisti. E nello stesso anno, in Nostro, prende posizione a favore dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi centrali, necessaria a completare il processo di Unità nazionale e di emancipazione dagli Asburgo.Il suo irredentismo è così acceso che decide, nel 1915, di arruolarsi volontario nell’esercito, nonostante i suoi settant’anni e sarà assegnato ai reparti di Croce Rossa.”