Shoah. Il dovere della memoria

 

Il 27 gennaio si celebra la giornata della memoria e si ricordano  le vittime della Shoah,  miilioni di persone sterminate dalla ferocia nazista: ebrei, zingari, handicappati, e liberi muratori. Non è retorica raccontare ciò che avvenne affinché quell’inferno non si ripeta più

Tutti i regimi e le dittature  hanno sempre perseguitato la Massoneria, che è custode dei grandi valori che rendono l’umanità migliore. Valori che sono di per se stessi incubatori di un pensiero libero che è l’antitesi di ogni assolutismo e di ogni totalitarismo culturale. In principio fu la Chiesa cattolica,  con la bolla papale di scomunica del 28 maggio 1738. Poi ci pensarono  il fascismo, il nazismo, il franchismo e i regimi comunisti, ad eccezione, per ragioni storiche, di Cuba.

L’ascesa del fascismo

Benito Mussolini  dichiarò guerra fin da subito  alla Libera Muratoria, mettendola al bando, requisendo al Grande Oriente d’Italia la sede di Palazzo Giustiniani e arrestando e mandando al confino il Gran Maestro Domizio Torrigiani. I suoi squadroni della morte devastarono le logge, sequestrando  gli elenchi degli iscritti e dando il via così ad una vera e propria caccia all’uomo.

Hitler contro i massoni

 Anche Adolf Hitler avversò  i liberi muratori, e lo fece con una programmata  ferocia. Furono tantissimi i massoni deportati  -molti di loro spesso erano anche ebrei- nei campi di sterminio. Classificati come internati politici, erano distinti da  un triangolo rosso rovesciato cucito sulla casacca. Il loro numero, il numero di coloro che non tornarono più dai lager, secondo diverse fonti, oscillerebbe tra gli 80 mila e i 200 mila. Una cifra spaventosa.

La caccia nazista al libero muratore

Ma di quell’olocausto, dell’olocausto dei liberi muratori si è parlato sempre  troppo poco e solo qualche anno fa, al termine di  un lungo e complesso lavoro di ricerca, verifiche e riscontri,  la Gran Loggia d’Inghilterra ha ufficialmente confermato, attraverso un dossier a firma di Davis Lewis, pubblicato sulla sua rivista “The Square”,  l’esistenza di  protocolli nazisti che ordinavano la sistematica cattura ed eliminazione dei massoni, non solo in Germania, ma in tutti i paesi conquistati dal Terzo Reich. Hitler odiava i liberi muratori, li considerava nemici acerrimi del suo regime, nemici che potevano minacciare il suo potere, solo perché credevano nel sogno di una umanità migliore.

Nontiscordardime

Il Nontiscordardime, il delicato fiore azzurro del genere Myosotis, della famiglia delle Borginacee, è diventato il simbolo del loro sacrificio per tutti i liberi muratori del mondo.  Negli anni tra il prima guerra mondiale e la seconda  il blu Forget Me Not  era l’emblema utilizzato dalla maggior parte delle organizzazioni di beneficenza in Germania, con un significato molto chiaro: “Non dimenticare i poveri e gli indigenti”.

Nel 1926, il Nontiscordardime  fu  distribuito durante l’assemblea annuale della Gran Loggia Zur Sonne, riunita a Brema. Il nazismo era ancora lontano. Ma nel 1934, dopo che Hitler era salito al potere, l’obbedienza massonica tedesca,  che aveva sede a Bayreuth adottò il piccolo fiore azzurro come nuovo simbolo al posto della squadra e compasso nell’intento di diminuire il rischio di riconoscimento dei Fratelli da parte dei nazisti che avevano già iniziata  la confisca  dei beni di tutte le logge massoniche. Quando poi , sconfitto il nazismo e finita la guerra, la “Gran Loggia del Sole” riapri i suoi battenti  nel 1947 , il Nontiscordardime si trasformò in simbolo dei fratelli sopravvissuti agli anni terribili della clandestinità e dei fratelli, che in migliaia, avevano perso la vita nei campi di sterminio.

L’ingresso ad Auschwitz

Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria e il nostro pensiero deve andare a quegli uomini e  a tutte le vittime dell’inaudita violenza nazista e fascista, che annientò milioni di persone ritenute indesiderabili o inferiori. E’ una data che va onorata ogni anno e che coincide con l’arrivo nel 1945 delle truppe sovietiche nel campo di Auschwitz. Per la prima volta fu mostrato al mondo l’immenso ed inimmaginabile orrore dei lager nazisti, dove avevano trovato la morte 3 milioni di ebrei – tra i fucilati e quanti furono uccisi nei ghetti questa cifra sale a 6 milioni – 3 milioni e 300 mila prigionieri di guerra, un milione di oppositori politici, 500 mila Rom, 9 mila omosessuali, 2250 testimoni di Geova, 270 mila tra disabili e malati di mente.

Nel nostro paese 23.826 persone, uomini, donne e bambini finirono nei lager nazisti. Del totale 10.129 non tornarono. A questo in Italia arrivammo attraverso la metodica soppressione di tutte le libertà giorno, dopo giorno, con la complicità di chi, pur disponendo di strumenti critici per scegliere da che parte stare, non lo fece, scegliendo la complicità con il regime.

La nostra storia

Tutto cominciò il 10 giugno del 1924 con l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, che aveva denunciato in parlamento brogli elettorali nel voto del 6 aprile. Poi gli squadristi cominciarono a prendere di mira i massoni fino a cancellare il Grande Oriente di Italia con una legge che pretendeva di regolamentare le associazioni entrata in vigore nel 1926. Altre norme, eccezionali e fascistissime, completarono la trasformazione di fatto dell’Ordinamento del Regno  d’Italia in una dittatura. Fino poi al Manifesto della Razza e alle Leggi Razziali, del 1938, prologo italiano della Shoah. Lo stesso accadde nella Francia collaborazionista del generale Philipe Petaion e nella Spagna di Francisco Franco.

Chi dimentica si fa complice

Avere stabilito questa ricorrenza per legge – in Italia la n. 211 del 20 luglio 2000- non è una cosa retorica. Come non è retorico organizzare cerimonie, iniziative, incontri.  “Bisogna  raccontare ciò accadde, per evitare che riaccada. Chi dimentica, diventa complice degli assassini. E una società come la nostra non può permettersi di far finta di niente”. Sono le parole di  Nedo Fiano, scrittore italiano, sopravvissuto alla deportazione nazista nel campo di concentramento di Auschwitz – il suo numero di matricola era A5405 – Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia.

 

Biblioteca minima sull’olocausto

A 5405. Il coraggio di vivere  di Nedo Fiano 2013 (Monti):  un’opera che  è documento e testimonianza toccante di un viaggio doloroso a ritroso nella memoria. Pagine dense di emozioni, toccanti, commoventi, che ci fissano nella memoria gli orrori della nostra storia. L’autore racconta la sua adolescenza felice a Firenze con la sua famiglia, alla quale le leggi razziali posero fine, cambiando per sempre la sua vita e quella di milioni altre persone e la lunga drammatica odissea che lo porterà ad Auschwitz.

 

 

 

La memoria rende liberi. La vita interrotta di una bambina nella Shoah  di Enrico Mentana e Liliana Segre (Rizzoli) 2015: la protagonista ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz. Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent’anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia.

 

 

I dieci. Chi erano i professori che firmarono il Manifesto della Razza di Franco Cuomo (Bonanno), 2018 Quale oscuro mistero italiano si cela dietro l’intoccabilità  dei dieci professori, in prevalenza medici, che sottoscrissero il Manifesto della razza, noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti, ponendo così le basi teoriche per la persecuzione degli ebrei?  Per quale inesplicabile motivo non vennero rimossi dalle cattedre universitarie alla caduta del fascismo, ma reintegrati nei loro privilegi nonostante la terribile colpa di avere legittimato la deportazione in Germania di ottomila israeliti? Ruota intorno a questi interrogativi  il saggio di Franco Cuomo che torna in libreria a dieci anni dalla scomparsa  dell’autore e in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali.

 

 

 

 

Hitler et la franc-maçonnerie  di Arnaud de la Croix (Racine) 2013 : in questo suo libro, l’autore risale alle fonti dell’ideologia nazista, esamina la questione della passione del terzo Reich per l’esoterismo e le società segrete. Dimostra che la “caccia” ai massoni  fu il l’esito di una precisa una decisione politica. Secondo Hitler  la Massoneria era il vettore della perniciosa influenza degli ebrei.

 

 

 

 

Max e Helen di Simon Wiesenthal (Garzanti) 2015. La vicenda di Max e Helen è una struggente storia d’amore realmente accaduta. Nata nei terribili anni della guerra e segnata dalla deportazione nazista nei campi di concentramento, è diventata per Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti per antonomasia, il simbolo di ciò che la Storia di quel periodo ha significato per i destini delle singole persone, travolti dall’onda della morte e della distruzione. Wiesenthal è a un passo dall’incastrare Schulze, oggi un rispettabile dirigente d’azienda di Karlsruhe, che si è macchiato di orribili delitti sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale.

 

 

 

DA ERASMO NR.1  GENNAIO  2018 



2 commenti a “Shoah. Il dovere della memoria

  1. E’ giusto, è necessaria, non è retorica aver stabilito per legge la Giornata della Memoria: 6 milioni di morti gravano sulle umane atrocità di una feroce dittatura nazifascista. Per non ripetersi non vanno dimenticati. Manca tuttavia un’altra Giornata della Memoria per identiche e più ampie atrocità (100 milioni di morti) perpretate da una atroce, disumana dittatura comunista. Per evitare il ripetersi di questa inumana ideologia anche questi morti non devono essere ragionevolmente dimenticati.

  2. Credo che non occorra solo esprimere l’orrore per la ferocia nazista ma cercare di comprenderne le cause storiche. Mi sembra che questo secondo aspetto sia spesso oscurato dallo sdegno per l’immane tragedia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *