“Che cosa succede quando le persone o le cose si aggrappano le une alle altre? Le loro linee si intrecciano, e si devono legare fra loro in modo tale che la tensione che punterebbe a separarle le unisca in realtà più saldamente. Nulla può resistere, a meno che non si produca una linea, e a meno che quella linea non si intrecci con altre.” E’ una citazione di Tim Ingold, antropologo britannico, docente all’universitá di Aberdeen, autore del volume “Siamo Linee. Per Un’ecologia delle relazioni sociali”, traduzione di Daria Cavallini, edito da Treccani nella collana Visioni. Un’opera che mette in discussione il paradigma dominante del network quale simbolo unico della vita di oggi, e propone una teoria alternativa che vede l’essere umano come una linea sempre in movimento lungo un percorso che porta a intrecci di altre linee, che in questi incontri si modificano e possono cambiare direzione. Nei trenta brevi capitoli che compongono il suo libro, Ingold ci accompagna in suggestive riflessioni sul camminare (che è poi un tracciare altre linee), sull’ambiente, sull’atmosfera, sul tempo e infine sulla vita stessa, un flusso che nasce, si sviluppa e si trasforma continuamente.