Un nuovo strumento di impegno per il contributo dei Fratelli del Grande Oriente alla società civile.
Il secondo incontro del “Laboratorio per la Solidarietà e la Filantropia Massonica”. Obiettivo costruire un rinnovato stato sociale, secondo gli ideali della Libera Muratoria. La scelta di ritrovarsi al Pane Quotidiano per confrontarsi sui modelli di filantropia internazionali.
Insieme alla Società Umanitaria e agli Asili Notturni era stato giustamente assunto a paradigma e a modello della Fratellanza solidale ‘Il Pane Quotidiano’, l’Associazione laica milanese che cammina ormai saldamente sulle sue gambe distribuendo ogni anno 800.000 pasti caldi a cittadini indigenti. Nel pomeriggio del 9 febbraio scorso, ha ospitato nei suoi locali il secondo incontro del “Laboratorio per la Solidarietà e la Filantropia Massonica”. Dopo il primo appuntamento dello scorso dicembre, che aveva riunito spontaneamente oltre centro Fratelli milanesi, il Laboratorio ha incontrato qui il suo genius loci, in una sala da pranzo da pochi mesi ridipinta à la Mondrian e attrezzata per accogliere i fratelli provenienti da Milano, dalla Lombardia e da altre regioni quali il Fratello Mino Mancuso, dall’Emilia Romagna e Marco Novarino dal Piemonte. La scelta di ritrovarsi al Pane Quotidiano e di affrontare il tema dei “modelli di filantropia internazionali”, ovvero di quelli che hanno ispirato “i primi passi sul territorio milanese” – per riprendere il titolo dell’incontro – esprime la doppia anima di questo nuovo progetto, come ha ricordato il Fratello Giorgio Fedocci, che guarda in particolare alla dimensione angloamericana per introdurre, sulla scena italiana e lombarda in primis, gli strumenti filantropici più innovativi e più funzionali alle esigenze e ai bisogni del territorio. Glocal, si direbbe in altre sedi. E nel segno del glocal hanno avuto inizio i lavori, che si sono aperti con una documentata relazione del fratello Giovanni Smaldone. Manager di formazione anglosassone, che ha subito marcato le diversità ricordando come nel Regno Unito l’attività filantropica sia meglio codificata sia sul piano organizzativo sia su quello esecutivo. La Freemasons’s Grand Charity, l’esempio cardine sottoposto all’attenzione dei fratelli, negli ultimi trent’anni ha raccolto e donato oltre 100 milioni di sterline, occupandosi prevalentemente di tre settori d’intervento specifici: il mondo giovanile, l’assistenza sanitaria, l’aiuto finanziario ai disoccupati e ai soggetti del disagio sociale.
Questi temi, presentati dal Fratello Smaldone senza tecnicismi di sorta e rapportati alla situazione italiana del cosiddetto terzo settore, hanno promosso nel Laboratorio l’idea comune di organizzare le attività di solidarietà massonica in una forma compiuta, attraverso la creazione di un soggetto giuridico. Una Fondazione, come ha indicato il Fratello Maurizio Rovati, che possa tradursi in vettore di collegamento fra il Grande Oriente d’Italia e la società civile. Una Fondazione, inoltre, che possa declinarsi territorialmente e portare, nel mondo profano, “tre e più mattoni” per contribuire alla costruzione di un rinnovato stato sociale, secondo gli ideali della Libera Muratoria.
A fronte dei numerosi Fratelli che si sono offerti di mettere al servizio di questo nuovo progetto le proprie competenze e professionalità, è emerso come questa iniziativa imponga una riflessione attenta in materia di comunicazione. Fatto salvo che la costruzione dell’identità è preliminare agli strumenti con cui si comunica, così come a ciò che si comunica, il tema di come affacciarsi al mondo profano è ben lontano dal poter essere esaurito in un solo incontro. E con ogni probabilità, visto l’orgoglio di molti fratelli che si sono detti pronti a dichiararsi massoni, costituirà la base di lavoro di una specifica commissione di studio. Le linee guida che emergeranno saranno leit-motiv degli incontri futuri del Laboratorio, che si è dato appuntamento intorno alla metà di marzo.
Intanto, sono stati messi agli atti due percorsi differenti e complementari: uno più breve, fatto di azioni di solidarietà che “vivono” anche al di fuori di una logica di sistematica programmazione (è il caso, già affrontato nel corso del primo incontro e ripreso in coda al secondo, dei laboratori dentistici, che ha interessato e coinvolto molti Fratelli odontoiatri tra cui i fratelli Fontò, Levrini, Gattuso e Di Lorenzi); uno più lungo, e certamente di maggior complessità, che mira alla realizzazione di un’entità strutturata, secondo un programma che verrà presentato e discusso nel prossimo mese.
Un lavoro, dunque, in costante “evoluzione”: così Mondrian chiamò uno dei suoi capolavori più celebri, in cui una triplice figura femminile, prima dormiente, apre gli occhi in direzione della luce. I nuovi colori del Pane Quotidiano non potevano essere più benauguranti.