Il Grande Oriente d’Italia, la più
nota organizzazione massonica italiana,
allestisce da ormai quindici anni
un concorso rivolto alle Scuole superiori,
in cui propone agli studenti una
riflessione intellettuale da sviluppare
in forma saggistica o creativa. Per la
prima volta, il concorso viene allargato
anche alle Superiori della Granda,
cui è stato inviato il bando. Ne abbiamo
parlato con Stefano Bisi.
Numerose logge piemontesi hanno
bandito un concorso letterario per le
Superiori, alla quindicesima edizione,
ma per la prima volta è proposto anche
nel Cuneese. Quale l’intento?
«Lo scopo è quello di coinvolgere
molti studenti nella riflessione su un
tema – risponde Stefano Bisi, scrittore
e giornalista senese, che dal 2014 è il
Gran Maestro del G.O.I. -. Questa volta
scrivono su un pensiero di Leonardo
Da Vinci: “Saper ascoltare significa
possedere, oltre al proprio cervello, il
cervello degli altri”. In tutta Italia, da
nord a sud, le logge massoniche promuovono
borse di studio che riscuotono
ovunque un buon successo».
Ilcuneese ha una rilevante tradizione
massonica, nel corso dell’800, anche
in connessione alle vicende del
Risorgimento italiano. Quale è oggi la
presenza della massoneria in queste
zone?
«Il Grande Oriente d’Italia nel Cuneese
è presente con cinque logge.
Una opera nel capoluogo e le altre ad
Alba, Saluzzo, Mondovì e Savigliano»,
spiega Stefano Bisi.
Il concorso chiede ai ragazzi di
ragionare su una citazione di Leonardo
sull’importanza dell’ascolto e del
pensiero. Che ruolo può avere oggi,
in tempi indubbiamente difficili
per l’Europa, la tradizione della
massoneria?
«Proprio la capacità di ascolto è
una delle caratteristiche che il massone
affina durante il suo percorso
all’interno della loggia. La libera muratoria
si fonda su tre principi cardini,
libertà, uguaglianza e fratellanza.
Sono tre valori molto attuali anche
in questo periodo di guerra. Durante
la nostra ultima gran loggia, l’incontro
annuale dei fratelli del Grande
Oriente d’Italia, sono stati sotto lo
stesso tetto le delegazioni dei massoni
russi e ucraini. In questi tempi non
credo che sia cosa da poco», conclude
Bisi. (di LORENZO BARBERIS)