La drammatica emergenza dell’affollamento degli istituti di pena, i diritti spesso violati di chi si trova dietro le sbarre, la difficile e toccante realtà dei bambini, figli di madri detenute. Sono stati questi i temi al centro del dibattito che si è tenuto il 10 marzo nella sede del Grande Oriente nell’ambito della rassegna Vascello Letterario, dedicata al mondo della cultura e del sociale. L’occasione, la presentazione del volume
“Non solo carcere” a cura dell’architetto Alessandro de’ Rossi, edito da Mursia, che raccoglie i contributi di vari esperti del settore. Affollata la sala Paolo Ungari della Biblioteca dove si è tenuta la tavola rotonda, moderata da Angelo Di Rosa e alla quale hanno preso parte Pierluigi Marconi, psichiatra; Tiziana Primozich, giornalista; Leonardo Scarcella, architetto amministrazione penitenziaria. Tutti di grande spessore gli interventi, che hanno toccato vari e importanti aspetti di un problema che giace irrisolto da decenni sui tavoli della politica, nonostante svariati e “spesso improvvisati tentatavi di soluzione”, come è stato sottolineato. De’ Rossi, che ha proclamato con orgoglio la propria appartenenza alla Lidu, la Lega italiana dei diritti dell’uomo, fondata nel 1919 da Ernesto Nathan grande massone e indimenticabile sindaco di Roma, si è soffermato a parlare dell’interazione tra il luogo e chi lo abita. “Il carcere -ha detto- non deve essere costrizione, ma deve mirare al recupero dell’individuo. La pena, che è un sequestro del tempo, deve diventare un’opportunità per l’individuo di migliorarsi. Ma purtroppo, il carcere italiano -ha sottolineato- ancora non funziona. Secondo le statistiche del nostro centro studi l’attuale indice di affollamento è del 123%”. Un dato inquietante, ha aggiunto anche lo psichiatra Marconi, che ha citato i numerosi casi di suicidio e tentato suicidio, che si verificano dietro le sbarre e si è soffermato a parlare della pietra, “la pietra come simbolo della struttura carceraria che scolpisce la mente”. “Noi esseri umani -ha spiegato- siamo abituati a plasmare il nostro ambiente, il carcere invece può influenzare la testa”.
La situazione delle donne e dei bambini in detenzione è stato poi l’argomento al centro della riflessione di Tiziana Primozich, che ha riferito che in Italia sono 40 le madri detenute con i loro 46 piccoli e ha rimarcato l’importanza di prevedere per queste mamme con i figli strutture alternative, purtroppo poche in Italia. Ma una buona notizia c’è, ha detto, ed è stata l’annunciata destinazione, fatta proprio dal sindaco di Roma, dell’imminente apertura a questo utilizzo della Casa di Leda all’Eur.
“Dal 2009 al 2014 si è discusso molto e progettato – ha sottolineato poi Scarcella architetto della amministrazione penitenziaria- non si è riusciti a costruire nulla degli 11 istituti e 20 padiglioni che dovevano essere messi in cantiere. Invece bisogna lavorare in fretta e magari dare attuazione alla legge del 1979 che aveva alzato il livello delle strutture ma che poi è stata largamente disattesa”. Ha concluso il Gran Maestro Stefano Bisi, con un appassionato intervento. “Noi -ha detto- non possiamo rimanere distanti e indifferenti a queste emergenze. Non possiamo limitarci al nostro lavoro rituale nei templi, ma dobbiamo portare il nostro impegno fuori delle porte delle nostre officine. Noi dobbiamo diventare una palestra di educazione civica. Deve essere anche questa la nostra risposta a chiuderci negli angoli bui della società, a chi vuole cancellare la nostra libertà”.
La diretta di Radio Radicale
Il libro
Carceri sovraffollate, invivibili per detenuti e lavoratori. Il problema giace irrisolto da decenni sui tavoli della politica nonostante svariati e spesso improvvisati tentativi di soluzione. Non si può affrontare il problema carceri se non si affronta una visione sistemica che tenga conto di tutti gli aspetti normativi, architettonici, finanziari, sociologici e politici. Questo nuovo testo, che fa seguito a “L’universo della detenzione” pubblicato nel 2011, affronta il problema con una visione d’insieme grazie all’apporto multidisciplinare. Al centro c’è la progettazione architettonica, la “pietra” come elemento determinante della qualità della pena. Un contributo per studiosi e professionisti che operano nel mondo penitenziario, che offre nuovi punti di vista, suggerimenti e analisi per ripensare l’esecuzione penale.
Luciano Bologna è professore aggregato alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma, La Sapienza, presso il Dipartimento di Management e Tecnologie.
Bruna Brunetti, già dirigente generale del ministero della Giustizia, è stata provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria degli istituti dell’Abruzzo e del Molise, ove ha realizzato un nuovo modello di detenzione secondo le linee di indirizzo europee.
Domenico Alessandro De’ Rossi, architetto e urbanista, è professore a contratto di Pianificazione territoriale, costiera e portuale alla facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento. Nel 2005 è stato chiamato dal governo della Libia per la pianificazione del nuovo Programma Penitenziario conforme alle disposizioni dei Diritti umani sotto il patrocinio delle Nazioni Unite coordinando docenti universitari e professionisti per il Piano nazionale delle carceri dello Stato per oltre 6000 detenuti.
Roberto Liso, già dirigente dell’Amministrazione penitenziaria (negli ultimi anni di lavoro si è occupato della sanità nelle carceri) ed esperto di legislazione riguardante l’impiego pubblico, ha partecipato a commissioni di studio di livello nazionale.
Pier Luigi Marconi, psichiatra, studioso delle applicazioni cliniche dell’intelligenza artificiale, ha svolto attività di ricerca presso la Clinica psichiatrica dell’Università di Roma, presso l’Artemis Neurosciences di Roma e presso il dipartimento di Psicologia Clinica e Dinamica dell’Università di Roma.
Stefania Renzulli, architetto, esperta di riqualificazione ambientale e di pianificazione territoriale nel settore dei beni culturali, lavora presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri al dipartimento di Protezione Civile.
Enrico Sbriglia, specializzato in Diritto Amministrativo e Scienza dell’Amministrazione, è abilitato all’esercizio della Professione Legale. È dirigente generale, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per gli istituti del Triveneto.