XX Settembre 2023. “Cittá e cittadini del Futuro”, tavola rotonda il 23 settembre con Stefano Moriggi, Luca De Biase, Federico Cinquepalmi e Gianluca Nicoletti/Video di Radio Radicale

Il mondo che verrá alla luce dell’incessante sviluppo tecnologico di cui siamo testimoni e della sue ricadute: é stato questo il filo rosso della tavola rotonda dal titolo “Cittá e cittadini del futuro”, che si è tenuta al Vascello nell’ambito delle manifestazioni del XX Settembre, organizzata dalla Fondazione Grande Oriente d’Italia, conclusa dal Gran Maestro Stefano Bisi e alla quale hanno preso parte esperti del settore, come lo storico e filosofo della scienza Stefano Moriggi (Università Milano Bicocca), l’editorialista del 24 Ore e de La Svolta Luca De Biase, e l’architetto Federico Cinquepalmi, ordinario di Project management (Sapienza Università di Roma) e che è stato moderato dal giornalista e speaker di Radio24 Gianluca Nicoletti, che è entrato subito nel vivo del dibattito, osservando come nell’ “Occidente ormai tramontato e di meravigliosa decadenza manchino stimoli a progettare qualcosa di nuovo” e chiedendo se invece da altre parti nel mondo crescano e si pianifichino cittá “articolate su quella che potrebbe essere la vita del futuro”.

Una domanda alla quale ha risposto il professore Cinquepalmi, facendo una premessa importante.

Gli aggregati carcinomici

“La specie umana – ha riferito- sta cambiando la sua natura. Fino al 2010 l’umanitá – ha sottolineato- seguiva uno sviluppo, un modus vivendi, che era quello tradizionale, risalente ad  almeno di 200 mila anni fa, prevalentemente rurale. Dal 2010 questo dato si è invertito”. In quell’anno, per la prima volta, secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, il numero di coloro che vivevano nei nuclei urbani, 3, 42 miliardi di persone, ha superato il numero di coloro vivevano nelle aree rurali, 3, 41  miliardi. Nel 2050 la popolazione urbana sará di 6,3 mld, con un aumento rispetto ad oggi dell’85% . Un dato, ha osservato l’architetto, che conferma che “la cittá è il destino dell’umanitá”. Ma cosa si intende per cittá? “La cittá – ha ricordato- nasce circa 20 mila anni fa con la scoperta dell’agricoltura”. Scoperta che determina la stanzialitá della specie, fino ad allora nomade, e la nascita di comunitá organizzate,  cosa che produce  un vero e proprio picco demografico. Oggi, ha proseguito il professore Cinquepalmi, le cittá dove vive la maggior parte della popolazione mondiale sono molto diverse da quelle che pensiamo e che conosciamo.  Intorno a piccoli centri piú o meno organizzati si sviluppano vere e proprie favelas, aggregati carcinomici, senza pianificazione e senza logica, prive di servizi, di elettricitá, di acqua, di sistema fognario, luoghi ad alta mortalitá e a forte rischio di epidemie. Grandi megalopoli come Rio, San Paolo, Giacarta, Harare. Ma questo è un fenomeno, ha tenuto a precisare l’architetto, che riguarda i Sud del mondo. Al contrario, ha rimarcato , le cittá dell’Occidente e del Nord del pianeta sono tutte in agonia, in contrazione, stanno implodendo, si stanno svuotando.

La polis

Da un’altra prospettiva, quella della filosofia della scienza, ha affrontato invece l’argomento Moriggi. “Quando penso alla cittá la prima cosa che mi viene in mente è che la cittá è stata una condizione al contorno della nascita del pensiero occidentale. Senza la cittá, senza  la piazza sarebbe stato piú difficile sviluppare un certo modo di pensare e di vedere”, ha detto, rievocando l’idea di cittá teorizzata da Aristotele, per il quale come spiega nell’Etica Nicomachea, la polis era, a prescindere dalle sue dimensioni e dalla sua ricchezza, un agglomerato in grado di sostenere genti diverse, genti che provenivano da luoghi diversi, professavano religioni diverse  e avevano cultura e tradizioni differenti. E “sostenere”, come lo intendeva Aristotele, che per altro non era un cittadino di Atene, ma uno straniero, un meteco, significava, ha osservato il professor Moriggi, non “sopportare”, ma “tollerare” in senso moderno, cioè “portare in alto qualcosa che è un peso e che richiede energie”, una condizione questa, secondo il filosofo greco, essenziale, perché una comunitá potesse fregiarsi del titolo di polis. Una visione di grande modernitá che mette in discussione anche il nostro concetto di cittadinanza, che è una cosa che si dá, si prende, si riconosce, ma alla quale dovremmo cominciare a pensare come “un progetto da aggiornare continuamente”.

I gemelli digitali

La storia dunque puó guidare l’avvenire, ha osservato poi prendendo la parola De Biase, un avvenire, complicato da prevedere. “Sappiamo -ha aggiunto- come sará il cielo stellato tra un miliardo di anni, ma non cosa ne sará dell’umanitá”. Possiamo quindi solo prospettare futuri plausibili e futuri prevedibili, futuri plausibili e non preferibili. E accettare i passi avanti della tecnologia, rendendola una dimensione comune, che unisca le persone e  non le divida, che le faccia incontrare e non le renda sole, nello spirito appunto della antica piazza greca e non dei nostri social. E ancora, che migliori l’organizzazione stessa della comunitá umana di una cittá…E a questo proposito il discorso è caduto sul digital twin (gemello digitale) per la pianificazione urbana che, attraverso l’utilizzo di dati ambientali, geospaziali e climatici, consente di creare un modello digitale della città e rafforzarne le capacitá analitiche. Una tecnologia sulla quale, ad esempio, il Comune di Bologna ha investito 7 milioni di euro, con l’obiettivo di rendere la cittá pronta ad adattarsi a crisi e nuove esigenze, a cominciare dalle decisioni in ambito urbanistico, che potranno essere prese coinvolgendo anche i cittadini. Un importante progetto, varato insieme all’Università e alla Fondazione Bruno Kessler che fa del capoluogo dell’ Emilia Romagna un’ apripista, in Italia, e che all’estero è giá stato sviluppato a Zurigo o Singapore.  Il gemello digitale è la rappresentazione virtuale di un elemento fisico, già applicato in ambiti industriali come l’automotive, ma che in sistemi complessi come la città rappresenta una scommessa. Non è una copia dell’oggetto fisico in un preciso momento, ma una versione che cambia in tempo reale e dialoga con il suo alter ego reale grazie all’Internet of things (Internet delle cose) e alle informazioni raccolte e inserite nel modello.

Etica e buon senso

Ma siamo ancora, ha avvertito Cinquepalmi, all’inizio, ad una fase di sperimentazione, e lo resteremo fino a quando non sará cambiata almeno la natura energivora dei computer. Ma per spezzare una lancia in favore delle tecnologie, ha aggiunto l’architetto, le ricadute di tutto ció non sono negative di per sé, come non lo fu l’invenzione del ferro, che serví, è vero a costruire armi, ma anche aratri. Le tecnologie sono appunto strumenti  che vanno gestiti tenendo sempre la barra dritta e dai quali non dobbiamo farci gestire. Quindi il problema è etico. Perché il vero dramma della societá contemporanea è la mancanza di un’ etica del convivere civile,  figlia dell’ignoranza, è questa  la vera catastrofe della nostra era,  la potenziale arma che distruggerá l’umanitá, non il cambiamento climatico, né le pandemie alle quali sopravviveremo. Attenzione peró, ha avvertito Moriggi, non si affronti la questione delle tecnologie con il buonsenso. Non c’è nulla di peggio del buonsenso per venire a capo del nostro rapporto con le tecnologie. Il buon senso è solo la stratificazione delle nostre esperienze che si sono solidificate in un pregiudizio, maturato su tecnologie altre, precedenti. Le tecnologie piú recenti, ha spiegato, sono “una delle tante forme di alteritá sulla base delle quali dovremo forse rinegoziare, come ha giá detto, lo stesso concetto di cittadinanza. Se noi applichiamo a queste tecnologie criteri descrittivi e normativi che appartengono a tecnologie che abbiamo culturalmente e praticamente metabolizzate ci consegniamo al disastro perché noi siamo analfabeti di buon senso.

La tecnologia ci appartiene

Gli analfabeti di buonsenso dicono: noi dobbiamo difendere l’umano. Noi abbiamo tecnologie che abbiamo cosí assimilato che hanno ridisegnato il nostro modo di pensare, che non consideriamo piu tali, ma che non per questo hanno smesso di essere tecnologie, ha detto Moriggi. La struttura logico argomentativa dell’Occidente è il portato dell’interazione con una tecnologia potentissima che ancora utilizziamo ma che non riconosciamo piú come tale. Si chiama scrittura alfabetica. “Allora siamo naturali o innaturali”? Si è chiesto Moriggi. “Siamo umani o transumani?”. Con la scrittura alfabetica Platone, ha riferito Morigi,  ci fa i conti e la teme. Teme la scrittura, la definisce farmacum, che è una parola che da un lato significa medicamento che cura e dall’altro veleno. Applicando il buon senso, ha aggiunto, puó dunque essere un bene e un male. Per Platone non è cosí. Per Platone la scrittura, come farmaco,  “è un medicamento che avvelena e un veleno che cura. E ció che ci insegna Platone sull’uso delle tecnologie è che questa  un’ambguitá che non va sciolta, ma pensata e abitata.  Pensare e abitare quest’ambiguitá significa infatti capire che  nostra specie nella sua evoluzione racconta la storia di un rapporto radicato e complicato con le tecnologie. Noi non abbiamo mai agito e non abbiamo mai pensato indipendentemente dalle tecnologie di cui, di epoca in epoca, -ha osservato- ci siamo riscritti nel mondo, interfacciato con i nostri simili, immaginando anche condizioni di relazioni, correlazioni e abitabilitá”. “E’impensabile -ha concluso-  una storia dell’uomo che escluda le tecnologie. Fa ridere dire salviamo l’umanitá dalle tecnologie, perché la storia dell’umanitá è la storia delle tecnologie”.

Stefano Moriggi, giá ospite del Grande Oriente d’Italia durante la Gran Loggia 2022, storico e filosofo della scienza (Università Milano Bicocca),  specializzato in teoria e modelli della razionalità e in fondamenti della probabilità, docente presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, noto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3. I suoi interessi lo hanno portato  ad approfondire il rapporto tra scienza, società ed educazione nel mondo anglo-sassone del diciottesimo e diciannovesimo secolo, oltre che lo studio delle “macchine” che stanno riformulando gli stili di comunicazione e di apprendimento dell’Homo sapiens. Ha insegnato “Foundatons of probabiity” presso la European School of Molecular Medicine (SEMM), è stato membro della International School for the Promotion of Science e consulente scientifico del Piccolo Teatro di Milano. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: (con G. Nicoletti) “Perché la tecnologia ci rende umani. La carne nelle sue riscritture sintetiche e digitali” (Sironi, 2009); “School Rocks. La scuola spacca” (Edizioni San Paolo, 2011); “Connessi. Beati coloro che sapranno pensare con le macchine”(Edizioni San Paolo, 2014); (con M. Dallari) “Educare bellezza e verità” (Erickson, 2016); (con P. Ferri) “A scuola con le tecnologie. Manuale di didattica digitalmente aumentata” (Mondadori, 2018).

Luca De Biase, giornalista, blogger e scrittore. Editorialista per il Sole 24 Ore e La Svolta. Voce e autore per Rai Radio 3. Docente al master di comunicazione della scienza all’Università di Padova; membro del comitato scientifico del master di comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste; docente al master Big Data dell’università di Pisa; Componente del Gruppo di lavoro sui Big Data istituito dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ospite relatore in numerose occasioni dell’Ocse di Parigi, dell’StsForum di Kyoto, del Mit-MediaLab di Cambridge Massachusetts, dell’Atomium Culture di Bruxelles, dell’International Journalism Festival di Perugia. Tra le sue pubblicazioni, “Homo Pluralis. Essere umani nell’era tecnologica” (Codice, 2015), “Media civici. Informazione di mutuo soccorso” (Vita Feltrinelli 2013), “Scienza delle conseguenze” (40K 2012), “Cambiare Pagina. Per sopravvivere ai media della solitudine”  (Rizzoli 2011), “Economia della felicità. Dalla blogosfera al valore del dono e oltre” (Feltrinelli 2007).

Federico Cinquepalmi, è professore ordinario di project management presso il Dipartimento di Architettura e progetto della Sapienza Università di Roma. E’ laureato in Architettura presso l’Università IUAV di Venezia ed ha conseguito il Dottorato di Ricerca in scienze e tecnologie per l’innovazione industriale alla Facoltà di Ingegneria della Sapienza. Dal luglio 2009 al 2022 è stato ricercatore di ruolo dapprima presso l’ENEA e successivamente presso l’ISPRA. In parallelo con la sua attività scientifica ed accademica ha svolto vari ruoli di alta consulenza dapprima presso il Ministero dell’ambiente (1999/2009) e per 14 anni (2009/2022) presso il Ministero dell’università e della ricerca nel settore delle relazioni internazionali, lavorando con i principali organismi delle Nazioni Unite e dell’OCSE e all’interno delle cabine di regia delle presidenze Italiane del G8, del G20 e del Consiglio dell’Unione europea, continuando tuttora a svolgere attività di alta consulenza presso la Direzione generale per l’Internazionalizzazione. Negli ultimi trent’anni ha continuato a svolgere una intensa attività scientifica ed accademica in Italia e all’estero, dedicandosi a ricerche sui temi della gestione dei processi per l’ambiente costruito, dello sviluppo sostenibile e delle politiche per l’ambiente in ambito urbano e territoriale. È Presidente dei nuclei di Valutazione delle Università di Brescia e IUAV di Venezia, ed ha collaborato con alcune delle più importanti università italiane ed estere, ed in particolare con la University of Massachusetts di Boston, con l’università di Cambridge nel Regno Unito, con il Politecnico di Tirana, con il KTH Royal Institute of Technology e con l’Istituto Universitario Europeo di Firenze.

Gianluca Nicoletti, giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e autore televisivo, attualmente speaker di Radio 24 ed editorialista de La Stampa. Ha cominciato a lavorare in Rai nel 1983. Qui é stati inviato speciale del Giornale Radio e ha collaborato con la trasmissione Radiodue 3131 e anche vari programmi televisivi , poi é diventato capostruttura alla Divisione Radiofonia per il settore dedicato all’innovazione “Sviluppo Prodotti Multimediali” e in quel ruolo ha diretto la startup per il primo portale Internet dinamico della Rai. Per undici anni, dal 1993 al 2004, ha condotto la trasmissione Golem: idioti e televisioni, incentrata su temi riguardanti la televisione e l’attualità analizzata attraverso il mondo dei media, che giá nel 1993 aveva una propria pagine su Internet. Nicoletti lasció la Rai nel 2004 per passare a Radio 24, dove dal 2005 è autore e conduttore della trasmissione radiofonica Melog 2.0. Si é cimentato anche con il teatro, ideando la la performance La macchina per entrare e uscire dal mondo, Ha collaborato con Frankie hi nrg  nel recital Mattatoy dell’album DePrimoMaggio e nel 2009 ha pubblicato il suo primo disco intitolato Macchina per fughe domestiche, una raccolta di ballate in musica realizzata in collaborazione con i fratelli Riccardo e Francesca Alemanno.Nel maggio 2010 ha aperto con Francesca Cellamare e Stefano Moriggi, la kermesse Macchine e Carne al Museo dei Fiorentini a Roma, basata su teorie tratte dal libro Perché la tecnologia ci rende umani. Nello stesso anno ha collaborato con Marco Pizzo storico e direttore del Museo Centrale del Risorgimento, all’iniziativa Gioventù Ribelle promossa dedicata agli eroi del Risorgimento. La mostra, ospitata al Vittoriano, inaugurata dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si poneva l’obiettivo di parlare alle nuove generazioni combinando nuove tecnologie, interazioni video, cimeli, dipinti. E in essa Nicoletti partecipó in qualità di guida vocale alla sezione Amabili resti, dedicata alle reliquie laiche dei martiri del Risorgimento. . Nel 2017 ha realizzato il film documentario Tommy e gli altri, con la regia di Massimiliano Sbrolla, in cui racconta di un viaggio in Italia, assieme al figlio, alla ricerca di famiglie con autistici adulti a carico. Nel 2020 è stato protagonista del docufilm Tommy e l’asta dei cervelli ribelli che racconta la storia del viaggio attraverso l’Italia per realizzazione l’iniziativa Out of the Ordinary, un’asta con l’obiettivo di finanziare in parte un laboratorio creativo per “cervelli ribelli”. Il film, scritto da Nicoletti, con la regia di Massimiliano Sbrolla e la produzione esecutiva di Kulta srl, è andato per la prima volta in onda su Skya Arte, il 2 aprile 2020, giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Ha fondato l’Onlus Insettopia, associazione, che é impegnata a creare e sostenere progetti capaci di fornire servizi utili alle famiglie dei soggetti con autismo. La stessa Onlus dal dicembre 2020 si è trasformata in “Fondazione Cervelli Ribelli Onlus”, di cui ne è divenuto il presidente.

https://www.radioradicale.it/scheda/708738



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